h

Indice

$
Dal territorio alla mappa
$
I Filtri
$
I filtri neurologici: i nostri 5 sensi
$
I filtri sociali: la cultura
$
I filtri individuali: l'esperienza soggettiva
$
I processi universali di modellamento
$
La cancellazione
$
La distorsione
$
La generalizzazione
$
Ci sono mappe e mappe!

Come creiamo le nostre mappe, la personale visione delle cose

In questo articolo ci occupiamo di comprendere come creiamo le nostre mappe, la nostra soggettiva visione della realtà.

In un’articolo precedente abbiamo avuto modo di vedere che la mappa non è il territorio, e cioè che ognuno di noi ha una personale visione della realtà, e che questa è inevitabilmente diversa:

  • Dalla realtà stessa.
  • Dalla visione che chiunque altro abbia della realtà.

Sempre nel suddetto articolo abbiamo anche esplorato le implicazioni e le conseguenze pratiche di tutto ciò.

In un altro artico abbiamo avuto modo di vedere che è la nostra mappa del mondo e non il territorio a generare il nostro comportamento.

Ora non rimane che comprendere in che modo creiamo le nostre mappe, perché questo ci sarà utile nel capire come poterle cambiare.

Ma perché vogliamo poter aggiornare le nostre mappe?

Perché non sempre queste sono funzionali al nostro benessere e alla realizzazione dei nostri valori e dei nostri obiettivi.

Dal territorio alla mappa

Come creiamo le nostre mappe: dal territorio alla mappa

Siamo tutti uguali

Noi esseri umani, da un certo punto di vista, siamo tutti uguali, nel senso che neurologicamente, biologicamente e chimicamente, funzioniamo tutti allo stesso modo.

Per dirlo in modo diverso, ogni comportamento umano è riconducibile ai programmi di funzionamento del nostro sistema nervoso. L’hardware è il medesimo per tutti noi.

Siamo tutti diversi

Visto che funzioniamo tutti allo stesso modo, come è possibile che le persone, poste di fronte alle medesime esperienze, o a esperienze analoghe, reagiscano in modi così di versi tra loro?

Come avviene che alcune persone riescano a superare anche momenti di grandissima difficoltà mentre altri soccombono al primo ostacolo?

Come mai alcuni di noi riescono a soffrire anche in situazioni di agio, mentre altri riescono a prosperare anche in situazioni di disagio?

Richard Bandler e John Grinder, nel libro “La struttura della magia”, scrivono:

Mentre giungevamo a capire come mai alcune persone si procurino pene e tormenti, è stato molto importante renderci conto che esse non sono né cattive, né pazze, né malate.

 

In effetti costoro operano le migliori scelte di cui possono disporre nel loro particolare modello. In altre parole, il comportamento degli esseri umani, per quanto bizzarro possa sembrare a prima vista, ha un senso se lo si vede nel contesto delle scelte generate dal loro modello.

 

La difficoltà non sta nel fatto che essi effettuano la scelta sbagliata, ma che non hanno abbastanza scelte: non hanno un’immagine del mondo messa a fuoco con chiarezza

Le nostre mappe ci distinguono

Tutto ciò significa che coloro che rispondono più efficacemente alle situazioni della vita hanno creato mappe del mondo ricche, mappe che presentano variegate possibilità di scelta e opportunità.

Coloro che invece non rispondono efficacemente alle situazioni della vita, hanno creato mappe impoverite, mappe che hanno perso di vista informazioni e distinzioni e che di conseguenza non presentano possibilità di scelta e opportunità.

D’altra parte, in un articolo precedente, abbiamo già avuto modo di vedere che il nostro comportamento dipende dalla nostra mappa e che, se vogliamo cambiarlo, dobbiamo cambiare la mappa.

Perciò, a questo punto la domanda è, come possiamo aggiornare le nostre mappe?

Per comprenderlo dobbiamo capire cosa succede tra l’esperienza che facciamo nel mondo e la rappresentazione che ci creiamo di quell’esperienza.

Dobbiamo capire come facciamo a creare le nostre mappe.

Cosa succede tra il territorio e la mappa

Quello che succede tra la realtà e la nostra personale rappresentazione della realtà è che esistono condizionamenti e dei processi che mettiamo in atto in modo inconscio per elaborare i dati.

In due parole, esistono dei:

  • Filtri.
  • Processi universali di modellamento.

Andiamo ora a vedere più specificatamente di cosa si tratta.

I Filtri

I filtri

In primo luogo, tra la mappa e il territorio, esistono dei filtri.

Per essere più precisi, esistono 3 tipi di filtri:

  • Filtri neurologici.
  • Filtri sociali.
  • Filtri individuali.
I filtri neurologici: i sensi

I filtri neurologici:

i nostri cinque sensi

I Filtri Neurologici non sono che i nostri 5 sensi: la vista, l’udito, il tatto, il gusto e l’olfatto.

I nostri sensi sono la nostra finestra sul mondo; i canali attraverso i quali percepiamo le informazioni che provengono dal mondo esterno.

Tuttavia, esistono informazioni che stanno al di fuori dalla capacità percettiva dei nostri sensi.

Per esempio, l’occhio umano percepisce le lunghezze d’onda comprese tra i 400 e i 700 nm.

Quelle di lunghezza inferiore o superiore non è che non esistano, è che semplicemente noi non le possiamo vedere.

Perciò, possiamo dire che il nostro sistema nervoso filtra la nostra percezione della realtà.

È il primo tra gli elementi che creano una differenza tra ciò che accade e la nostra percezione di ciò che accade, tra il mondo e la rappresentazione che ne abbiamo.

Questi filtri neurologici sono uguali per tutti noi esseri umani e ci distinguono come specie.

I filtri sociali- la cultura

I filtri sociali:

la cultura

I filtri sociali non sono altro che la cultura di provenienza delle persone.

Per essere più precisi, sono il contesto storico, culturale, economico, politico, di provenienza.

Per fare un esempio semplice: una persona che proviene da un contesto culturale nel quale la poligamia è normale, avrà una visione della famiglia e dei rapporti di coppia molo diversa rispetto a chi proviene da un ambiente nel quale la poligamia è un reato penalmente perseguibile.

La cultura di provenienza è quindi un filtro che ci porta a interpretare ciò che accade in un modo piuttosto che nell’altro.

Un importante filtro sociale è proprio il linguaggio.

A questo proposito riporto un passaggio del libro “La struttura della Magia” di Richard Bandler e John Grinder:

In maidu, una lingua amerinda della California settentrionale, vi sono solo tre parole per descrivere lo spettro dei colori.

 

Esso è suddiviso in: lak (rosso), tit (verde, blu) e tulak (giallo, arancio, marrone).

 

Gli esseri umani riescono a distinguere tra 7.500.000 colori diversi all’interno dello spettro visibile, ma gli individui che parlano il maidu raggruppano di solito le loro esperienze nelle tre categorie fornitegli dalla loro lingua.

Perciò, anche i filtri sociali creano una differenza tra la realtà e la nostra visione della realtà.

Questa seconda serie di filtri comincia a distinguerci in funzione del gruppo sociale di provenienza.

I filtri individuali - L'esperienza soggettiva

I filtri individuali:

l’esperienza soggettiva

Ognuno di noi ha una propria storia personale, inevitabilmente diversa da quella di tutti gli altri.

Tutti noi facciamo esperienze diverse e, sulla base di quelle esperienze, nel tempo maturiamo interessi, valori, convinzioni e strategie diverse da quelle di chiunque altro.

È intuitivo comprendere che, anche due gemelli che crescendo condividono le medesime esperienze, non potranno mai:

  • Condividere tutte le medesime esperienze.
  • Percepire e interpretare le personali esperienze nel medesimo modo, neppure quelle condivise.

Di conseguenza, le personali esperienze e la personale percezione e interpretazione di dette esperienze, saranno a loro volta un filtro che ci porta a creare mappa diverse e ci distingue come singoli individui.

Potremmo dire che la mappa diviene il filtro di sé stessa.

I processi universali di modellamento

I processi universali di modellamento

I processi universali di modellamento, o processi universali di modellamento umano, si chiamano così perché:

  • Sono veri e propri processi di modellamento o di mappatura, che di si voglia, e cioè sono processi di creazione di una mappa o modello.
  • “Universali” perché tutti noi li utilizziamo, naturalmente in modo del tutto inconscio, per costruire la nostra mappa del mondo.
  • “Umano” per l’ovvio motivo che li utilizziamo noi esseri umani.

I processi universali di modellamento sono:

  1. Cancellazione
  2. Distorsione
  3. Generalizzazione

Questi tre processi di mappatura sono utili, anzi indispensabili alla nostra sopravvivenza e alla nostra evoluzione come individui e come specie.

Tuttavia, ogni tanto commettiamo degli errori di mappatura, nel senso che utilizziamo i processi di cancellazione, distorsione e generalizzazione nel modo sbagliato.

Questi errori di mappatura ci portano così a costruire una mappa del mondo non adeguata a generare comportamenti efficaci.

La cancellazione

La cancellazione

In ogni istante della nostra vita siamo costantemente esposti a un’infinità di stimoli sensoriali; le immagini, i suoni e le sensazioni.

È evidente che non possiamo processare tutte queste informazioni in modo conscio, perché andremmo in overload come un computer troppo carico di dati.

Perciò, per poter sopravvivere nel mondo delle informazioni, per poter prestare attenzione in modo selettivo, devi cancellare alcuni dati dalla tua consapevolezza conscia.

La cancellazione è quindi il procedimento con cui, selettivamente, prestiamo attenzione a certe dimensioni della nostra esperienza e ne escludiamo altre.

Per esempio, immagina di essere in una stanza piena di rumore mentre stai conversando con qualcuno. Senza neppure rendertene conto, riusciresti a escludere i rumori presenti nella stanza così da poterti concentrare sulla voce del tuo interlocutore.

Errori di mappatura

Quindi, la cancellazione, come tutti gli altri processi di modellamento, è un processo utile, anzi, indispensabile!

Tuttavia, ogni tanto commettiamo degli errori di mappatura, e questo processo “ci si rivolta contro” e ci crea un problema.

Come può accadere questo?

Normalmente, quando “mappiamo” nel modo giusto, i dati che cancelliamo sono dati irrilevanti in quella situazione e in quel contesto.

Per esempio, in questo momento potresti non prestare attenzione conscia, e quindi potresti non notare, il contatto del tuo corpo con la superficie sulla quale sei seduto o magari il contatto dei tuoi piedi con il pavimento (finché non lo nomino!).

Questo dipende dal fatto che stai leggendo queste righe e, di conseguenza, le suddette informazioni, per te in questo contesto, sono irrilevanti.

Ma se tu stessi scendendo lungo una ripida pietraia di montagna, il contatto dei piedi con il pavimento sarebbe un’informazione rilevante, e tu vi presteresti attenzione in modo spontaneo e naturale.

Potremmo dire che le cancellazioni sopra descritte sono “ben formate”.

Ma, vediamo ora un esempio di cancellazione “mal formata”.

Una persona con una bassa autostima potrebbe letteralmente cancellare, non udire le manifestazioni di stima che provengono dall’esterno.

In questo caso, abbiamo la cancellazione di dati rilevanti e significativi.

Questa persona finirebbe così per creare una mappa impoverita d’informazioni e non coerente con la realtà. Una mappa che la farebbe soffrire.

La distorsione

La distorsione

Quindi, come abbiamo appena visto, mentre facciamo esperienza della realtà, cancelliamo inevitabilmente dei dati, e ci ritroviamo quindi con delle informazioni parziali.

Ma queste informazioni ci servono comunque per capire che cosa è giusto o sbagliato, bene o male, utile o superfluo, vero o falso, e così via.

Di conseguenza dobbiamo fare operazioni quali:

  • Attribuire significati; per esempio, «Mio figlio va male a scuola, significa che ha problemi di apprendimento/è un menefreghista… » etc
  • Rapporti causa-effetto; per esempio, «Il successo è frutto del duro lavoro/della fortuna/del pelo sullo stomaco…»
  • Fare paragoni; per esempio, «Tu sei più buono/intelligente/sensibile/cattivo… di…».

Se non fosse per questo processo, non sapremmo come muoverci nel mondo, non saremmo in grado di progettare il futuro e non potremmo godere delle creazioni artistiche.

Tuttavia, queste operazioni comportano inevitabilmente una distorsione. Per definizione, una mappa o modello, è una rappresentazione distorta della realtà.

Anche la mappa più fedele, per esempio una fotografia, comporta una distorsione dei dati sensoriali.

Per fare un esempio pratico, che è nell’esperienza di noi tutti: in un determinato contesto, una persona è scortese con te e gentile con tutti gli altri.

Trai la conclusione che quella persona sia arrabbiata con te, e magari intuisci anche il motivo.

Potresti avere ragione, ma sarà per te impossibile comprendere fino in fondo tutte le sfumature del suo stato d’animo e tutti i suoi pensieri in proposito.

Nel migliore dei casi la tua comprensione sarà comunque approssimativa.

Errori di mappatura

Come puoi facilmente intuire, nel fare queste operazioni a volte abbiamo ragione, mentre altre volte abbiamo torto.

A volte “ci becchiamo”, nel senso che ci avviciniamo al reale significato di quanto accaduto, mentre altre volte distorciamo completamente il significato di quanto accaduto.

Queste distorsioni mal formate a volte provocano sofferenza. Pensa per esempio a operazioni come: “Tu non mi vuoi e questo significa che io non valgo nulla”.

Quello che poi accade è che ci sentiamo e ci comportiamo sulla base dei significati, dei rapporti causa-effetto e dei paragoni, che abbiamo effettuato.

La generalizzazione

La generalizzazione

Secondo il vocabolario Treccani, generalizzare significa:

Rendere generale; estendere, applicare a un intero gruppo di persone o di cose ciò che ha valore particolare o si riferisce al singolo.

Richard Bandler e John Grinder, nel libro “La struttura della magia”, definiscono la generalizzazione come:

il procedimento attraverso il quale alcuni elementi del modello di una persona vengono staccati dalla loro esperienza originaria e giungono a rappresentare l’intera categoria di cui l’esperienza è un esempio.

Anche la generalizzazione è un processo non solo utile, ma anche indispensabile.

Se non fossimo in grado di generalizzare non saremmo capaci di pensare in modo astratto e non saremmo capaci di pensare per categorie.

Il che significa che di fronte a qualsiasi esperienza dovremmo capire ogni singola volta di cosa si tratta e come comportarci.

Per esempio, ti bruci a causa del contatto con una stufa rovente e generalizzi l’esperienza dicendo a te stesso che le stufe roventi non vanno toccate.

Se tu non fossi in grado di generalizzare, finiresti per bruciarti ogni volta che ti trovi a contatto con una diversa stufa rovente. Per dirlo in altro modo, non impareresti molto dall’esperienza!

Errori di mappatura

Proprio a proposito del suddetto esempio, Bandler e Grinder, sempre nel loro libro “La struttura della magia” osservano:

Ma se generalizziamo quest’esperienza sino alla percezione che le stufe sono pericolose, e ci rifiutiamo quindi di stare in una stanza con la stufa, limitiamo senza alcuna necessità il nostro movimento nel mondo […]

 

Lo stesso processo di generalizzazione potrebbe portare un essere umano a stabilire una regola come: “Non esprimere i sentimenti”.

 

Nel contesto di un campo di prigionieri di guerra, questa regola può avere un grande valore per la sopravvivenza […]

 

Ma se costui si attenesse alla stessa regola nel matrimonio, limiterebbe il proprio potenziale d’intimità […]

 

Ecco il punto: la stessa regola sarà utile o no a seconda del contesto.

Ci sono mappe e mappe!

Ci sono mappe e mappe

Concludendo, ci sono mappe e mappe!

Ci sono mappe ricche, che ci consentono di notare tutte le informazioni e tutte le distinzioni presenti nella realtà e nell’esperienza.

Ma ci sono anche mappe che perdono di vista informazioni e distinzioni cruciali, e quando perdiamo di vista le distinzioni, abbiamo meno opzioni di scelta.

Ma questo è un argomento che andremo ad approfondire in un prossimo articolo.

Share via
Copy link