Indice
I sensi come canali percettivi
I sensi come filtri percettivi
I sensi come canali rappresentazionali
Esperienza primaria ed esperienza secondaria
Dove dirigi la tua telecamera mentale?
Capire come pensiamo, e cioè, quali specifiche attività svolgiamo all’interno della nostra mente mentre “pensiamo”, serve a gestire consapevolmente i pensieri, e di conseguenza, gli stati d’animo e i comportamenti.
In un articolo precedente abbiamo visto come creiamo la nostra “mappa del mondo”, e cioè la nostra visione delle cose, e come questa influenzi profondamente il nostro processo di pensiero.
Nello stesso articolo abbiamo anche accennato al fatto che quando pensiamo utilizziamo i nostri cinque sensi e che questi svolgono diverse funzioni, in quanto sono:
- dei filtri che, appunto, filtrano la nostra percezione dell’esperienza;
- i canali attraverso i quali percepiamo l’esperienza;
- il mezzo attraverso il quale ci rappresentiamo l’esperienza.
Perciò, i nostri cinque sensi hanno molto a che fare con il nostro processo di pensiero.
Potremmo dire che i sensi sono gli elementi “fondanti”, gli elementi costitutivi, del nostro processo di pensiero e quindi della nostra esperienza soggettiva.
I sensi come
canali percettivi
I nostri cinque sensi sono la nostra finestra sul mondo.
Tutti noi utilizziamo li utilizziamo per ricevere le informazioni che provengono dal mondo esterno.
Conosciamo il mondo perché lo vediamo, lo ascoltiamo, lo percepiamo, lo odoriamo e qualche volta lo gustiamo.
Se non avessimo i cinque sensi a nostra disposizione saremmo insensibili e impermeabili a tutto ciò che accade intorno a noi.
I sensi come
filtri percettivi
I sensi sono anche dei I filtri percettivi, o filtri neurologici in quanto la capacità percettiva dei nostri sensi è limitata.
Per esempio, l’occhio umano percepisce le lunghezze d’onda comprese tra i 400 e i 700 nm.
Quelle di lunghezza inferiore o superiore esistano, ma noi non le possiamo vedere.
Quindi, i nostri sensi ci consentono di percepire alcune porzioni della realtà, ma ci impediscono di coglierne altre.
I sensi come canali
rappresentazionali
I sensi sono anche i canali che utilizziamo per processare le informazioni all’interno della nostra mente quando pensiamo.
Soffermati per un istante a pensare ai tuoi pensieri; quando pensi, vedi delle immagini, odi dei suoni e poi commenti queste rappresentazioni attraverso il tuo dialogo interno. Di conseguenza, provi delle sensazioni, degli stati d’animo o delle emozioni.
Torna con la memoria a un qualsiasi evento della tua vita, e nota ciò che accade.
Per esempio, potresti ricordare un momento romantico davanti al fuoco acceso del caminetto. Potresti rivedere le immagini, riascoltare la voce del tuo partner e sentire il suo tocco leggero. Forse potresti anche percepire di nuovo il profumo della legna che brucia e il sapore del brandy che stavi bevendo allora. Osservando la scena potresti commentarla con la tua voce interiore e, come puoi ben immaginare, tutto questo “materiale” che occupa la tua mente, ha un impatto sul modo in cui ti senti.
Quando usiamo i sensi per rappresentarci in questo modo le informazioni all’interno della nostra mente, i canali più importanti sono:la vista;
- l’udito (compreso l’auditivo digitale e cioè il dialogo interno);
- le sensazioni.
Quando invece utilizziamo i sensi per ricevere le informazioni dal mondo esterno, tutti i sensi sono quasi ugualmente importanti.
Quasi ugualmente importanti per due motivi:
- in linea generale, gli esseri umani sono creature prevalentemente visive;
- tuttavia, ogni singola persona ha delle preferenze e tende a prediligere un canale rappresentazionale piuttosto che un altro.
P.S. Per maggiori informazioni sui sistemi rappresentazionali, iscriviti gratuitamente al Portale di Accademia Italiana di PNL e vai all’articolo “Sistemi Rappresentazionali”
Esperienza primaria ed esperienza secondaria
Perciò, nella vita reale facciamo un’esperienza che chiamiamo “esperienza primaria”, mentre nella nostra mente facciamo o rifacciamo un’altra esperienza che chiamiamo “esperienza secondaria”.
Ora, come abbiamo già avuto modo di osservare parlando del processo di mappatura, e cioè del come facciamo a crearci la nostra personale visione del mondo e delle cose, tra l’esperienza primaria e quella secondaria di solito esistono grandi differenze.
Come abbiamo avuto modo di osservare in diversi articoli precedenti (La mappa non è il territorio, La nostra mappa genera il nostro comportamento, Come creiamo le nostre mappe), queste differenze dipendono in gran parte dal nostro processo di mappatura.
Tuttavia, la qualità della nostra esperienza secondaria dipende anche da dove dirigiamo la nostra attenzione.
Dove dirigi la tua
telecamera mentale?
Dove dirigi la tua telecamera mentale? Che cosa inquadri? Che cosa ti rappresenti all’interno della tua mente? Cosa vedi? Cosa ascolti? Cosa ti dici? Cosa senti?
Per esempio, se tu pensassi sempre ai problemi, limitandoti a osservarli e a piangerti addosso, faresti fatica a trovare le soluzioni e probabilmente finiresti per non sentirti particolarmente bene.
Se tu guardassi costantemente al passato, dicendo a te stesso che i bei vecchi tempi non torneranno più, di nuovo finiresti per non sentirti particolarmente bene.
Il nostro sistema nervoso funziona un po’ come una valvola riducente. Se ti chiedessi quanti motivi hai per essere felice, nel rispondermi cancelleresti tutti i motivi che hai per essere triste, e viceversa.
So bene che tutto questo è ovvio, ma nonostante sia ovvio la maggior parte delle persone continua a pensare in modo inutilmente depotenziante, perché, come si dice, tra il dire e il fare, c’è di mezzo il fare!