Indice
Obiettivo Ben Formato
Definito in positivo
Rappresentabile Sensorialmente
Sotto il controllo di chi lo definisce
Che preservi i vantaggi dello stato attuale
Ecologico
La strada verso la realizzazione dei valori
“Trasforma i tuoi obiettivi in risultati”!
Facile a dirsi e più impegnativo a farsi!
In effetti, sarebbe bello poter trasformare tutti i propri obiettivi in risultati, ma così non è quasi per nessuno.
Questo dipende da diversi fattori.
Il primo motivo è che, molto frequentemente, per poter trasformare i nostri obiettivi in risultati, dobbiamo cambiare un’abitudine, cosa non così scontata per tutti!
Il secondo motivo è che spesso i nostri obiettivi non sono obiettivi veri e propri, ma solo idee vaghe e confuse, delle quali perdiamo traccia nella frenesia della vita di tutti i giorni. In un articolo precedente abbiamo parlato proprio di questo, di quanto sia importante prendere nota dei propri obiettivi per iscritto.
Il terzo motivo è che quasi mai ci prendiamo il tempo per definire gli obiettivi in modo che abbiano le caratteristiche per poter essere raggiunti.
Ma quali sono queste caratteristiche? Esistono diversi “modelli” per poter definire efficacemente un obiettivo.
Il modello che ti propongo in questo articolo è il modello che utilizziamo in Programmazione Neuro-Linguistica e che si chiama “Obiettivo Ben Formato”.
Obiettivo Ben Formato
L’Obiettivo Ben Formato è uno dei modelli più semplici e completi per la definizione degli obiettivi.
Naturalmente ve ne sono altri, alcuni molto famosi, come per esempio l’obiettivo S.M.A.R.T., del quale parleremo magari in un prossimo articolo.
Secondo questo modello, per poter essere trasformato in un risultato, l’obiettivo deve avere le seguenti caratteristiche:
- definito in positivo;
- rappresentabile attraverso i sensi;
- sotto il controllo di chi lo definisce;
- preservare i vantaggi della situazione attuale;
- ecologico.
Per poter essere certi che l’obiettivo risponda davvero alle suddette caratteristiche, il modello dell’Obiettivo Ben Formato, per ogni caratteristica, propone delle domande alle quali rispondere durante la definizione dell’obiettivo.
Andiamo ora a vedere, una per una, le suddette caratteristiche e le relative domande.
Definito in Positivo
È piuttosto intuitivo; se vuoi ottenere qualcosa devi sapere cosa vuoi ottenere.
Intuitivo ma non scontato! Saresti sorpreso dalla quantità di persone che faticano a rispondere alla semplice domanda: «Cosa vuoi?».
Nella migliore delle ipotesi, le persone, poste di fronte alla domanda «Cosa vuoi?» rispondono dicendo invece cosa non vogliono.
Per esempio: «Non voglio più sentirmi costantemente in ansia», «Non voglio più sentirmi in imbarazzo quando mi trovo in mezzo alla gente», «Voglio smettere di procrastinare».
Informazioni certamente importanti, ma non sufficienti. Per poter dare una direzione al tuo agire ed essere efficace, devi definire l’obiettivo dell’azione in positivo.
È un po’ come quando sali sul taxi; dici al conduce dove vuoi andare e non dove non vuoi andare.
In buona sostanza, devi dare una “direzione” al tuo cervello.
Quindi, la definizione dell’obiettivo non deve contenere negazioni linguistiche, tipo «Non voglio sentirmi geloso».
Obiettivi APPARENTEMENTE definiti in positivo
Ma non basta. Per esempio, «stare a dieta» sembra essere definito in positivo, ma non lo è!
O meglio, la suddetta definizione non definisce l’obiettivo, bensì uno dei possibili processi per raggiungerlo, e forse neppure il migliore.
In effetti, l’obiettivo non è “stare a dieta”, bensì raggiungere un determinato peso, avere uno specifico aspetto e/o un certo livello di energia psicofisica.
Il concetto di “dieta” fa pensare alla privazione, che non motiva nessuno!
Si può invece pensare di raggiungere il suddetto obiettivo semplicemente mangiando in modo sano e gustoso allo stesso tempo, perché è possibile.
Oppure facendo un leggero e piacevole esercizio fisico, che attiva il corpo e fa sentire vivi.
Pensa al comune obiettivo «Devo smettere di fumare».
In primo luogo, il “devo” motiva pochi. Una buona idea potrebbe essere quella di sostituire il “devo” con il “voglio”.
In secondo luogo, ogni volta che ricordi a te stesso l’obiettivo e ti dici: «Devo (o voglio) smettere di fumare», inevitabilmente, ti rappresenti internamente l’atto di fumare.
Più ti immagini l’atto di fumare e più ti viene voglia di fumare!
Di conseguenza, paradossalmente, più ricordi a te stesso il tuo obiettivo e più fai fatica a raggiungerlo 🙂
Le Domande
Ho già anticipato che il modello dell’Obiettivo Ben Formato prevede delle domande per ognuna delle caratteristiche che l’obiettivo deve avere per essere, appunto, Ben Formato.
Vediamo quindi ora le domande alle quali bisogna rispondere per accertarsi che l’obiettivo sia definito in positivo.
Tieni presente che, per poter dire che l’obiettivo è definito in positivo, deve essere anche sufficientemente specifico.
Perciò, le domande sono:
- Che cosa vuoi specificatamente?
- Quando lo vuoi?
- Dove lo vuoi?
- Con chi lo vuoi?
Rappresentabile
Sensorialmente
Il secondo criterio dell’Obiettivo Ben Formato è che deve essere definito in modo da poterselo rappresentare attraverso i 5 sensi: devi poterlo vedere, ascoltare, odorare, annusare e sentire proprio come se tu fossi già lì, porprio come se tu l’avessi già raggiunto.
Cosa puoi fare per rappresentarti l’obiettivo come se tu l’avessi già raggiunto?
Puoi farlo di diversi modi:
- semplicemente utilizzando la tua immaginazione;
- mettendo il tuo obiettivo per iscritto, descrivendolo dettagliatamente con parole che ti emozionino;
- creando un video che rappresenti il risultato desiderato, magari accompagnato da una musica evocativa;
- creando una sorta di “storyboard”; un pannello con immagini che rappresentino l’obiettivo e che ti creino la giusta emozione.
Questo per due motivi.
Il primo motivo
Il primo motivo ha a che fare con la motivazione.
Tutti noi facciamo fatica a rinunciare a un piacere o a un vantaggio immediato.
Questo è vero anche quando rinunciare a quel piacere o a quel vantaggio immediato porterebbe a benefici, magari più lontani nel tempo, ma di gran lunga superiori.
Vediamo se ti riconosci in questa situazione: apri il frigorifero e vedi la torta al cioccolato e il sedano bianco. Li guardi e ti dici «Dovrei mangiare il sedano bianco», ma poi ti mangi la torta al cioccolato!
Perciò devi definire il tuo obiettivo in modo che sostenga la motivazione anche quando i giochi si fanno duri; quando apri il frigorifero e inizia la battaglia tra la torta al cioccolato e il sedano bianco!
Nel momento in cui riesci a rappresentarti l’obiettivo come se fosse già raggiunto, come se fosse già il risultato desiderato, quel risultato diventa il magnete che ti attrae verso il futuro.
Nel momento in cui ti rappresenti l’obiettivo come se fosse reale, quella rappresentazione costruisce il desiderio e il desiderio sostiene la motivazione.
Il secondo motivo
Il secondo motivo è estremamente semplice! Definire l’obiettivo in modo che sia rappresentabile attraverso i 5 sensi, ti consente di rispondere alla domanda: «Come farai a sapere quando avrai raggiunto l’obiettivo?»
So che, a prima vista, sembra una domanda strana, che non vale la pena porsi e la cui risposta dovrebbe essere ovvia!
Ma pensiamoci insieme per un momento.
Se l’obiettivo fosse qualcosa come “guadagnare X euro al mese o all’anno“, la risposta alla suddetta domanda sarebbe ovvia. Quando arriverai a guadagnare quella cifra, avrai raggiunto l’obiettivo.
Ma se l’obiettivo fosse qualcosa come “aumentare il mio livello di energia psicofisica”, ecco che allora la risposta diventa immediatamente meno ovvia.
In questo caso, la rappresentazione dell’obiettivo, sarebbe il parametro di riferimento che ti consente di valutare il raggiungimento o il non raggiungimento dell’obiettivo.
Le Domande
- Come saprai di averlo raggiunto?
- Cosa vedrai, ascolterai, proverai?
- Che aspetto avrai? Come parlerai? Cosa farai?
Sotto il controllo
di chi lo definisce
Nella misura in cui il tuo obiettivo non è sotto il tuo controllo, o almeno nella tua sfera d’influenza, non è un obiettivo, ma è un semplice desiderio.
Vediamo insieme qualche esempio.
“La pace nel mondo” non è in nessun modo un obiettivo, perché non è in nessun modo sotto il tuo controllo o nella tua sfera d’influenza.
“Voglio che mio figlio sia felice”. Anche questo, purtroppo, non è sotto il tuo controllo.
Potresti ridefinire l’obiettivo dicendo: «Voglio fare tutto ciò che è in mio potere affinché mio figlio sia felice».
In questo modo ti avvicineresti alla definizione di un obiettivo ben formato, sempre ammesso che tu e tuo figlio siate d’accordo su ciò che gli serve per essere felice!
Perciò, affinché un obiettivo possa definirsi un obiettivo, deve essere sotto il tuo controllo.
La stessa cosa vale anche per tutte le risorse che ti servono per poter realizzare l’obiettivo. Anche queste devono essere sotto il tuo controllo, o almeno, nella tua sfera d’influenza.
Di conseguenza, quello che devi fare quando ti poni un obiettivo, è chiederti di quali risorse hai bisogno per poterlo raggiungere. Sono a tua disposizione? Sono sotto il tuo controllo?
Qualora ti mancasse qualche risorsa, hai modo di recuperarla?
Le domande
- Quali risorse hai per realizzarlo?
- Le risorse per realizzare l’obiettivo sono sotto il tuo controllo?
Che preservi i vantaggi
dello stato attuale
La realizzazione di un obiettivo comporta sempre il passaggio da una situazione attuale a una situazione desiderata.
Ma il semplice fatto che la situazione attuale sia diversa dalla situazione desiderata, non significa che non presenti anche dei lati positivi, dei benefici o dei vantaggi.
Bisogna perciò accertarsi che quei lati positivi della situazione attuale vengano preservati nella situazione desiderata.
Per poter esaminare nel dettaglio tutte le diverse “sfaccettature” di questo criterio, dopo aver riportato la lista delle domande, andremo ad analizzarle una per una.
Le domande
- Quale vantaggio hai o mantieni non raggiungendo l’obiettivo?
- Quando, dove e in relazione a chi non raggiungerlo funziona per te?
- Come fai a sapere che vale la pena raggiungerlo?
- Cosa accadrà se lo raggiungerai?
- Cosa accadrà se non lo raggiungerai?
- Cosa non accadrà se lo raggiungerai?
- Cosa non accadrà se non lo raggiungerai?
Quale vantaggio hai o mantieni non raggiungendo l’obiettivo?
Per spiegare questa domanda uso degli esempi pratici.
Prendiamo ad esempio obiettivi come “voglio smettere di fumare” o “voglio stare a dieta”. Obiettivi che, come ormai ben sai, non sono certo “ben formati”.
Ora, una persona che fuma o che mangia troppo, lo fa per un motivo.
Per questo esempio, diciamo che magari l’atto di fumare o di “pasticciare” durante la giornata, sia un modo per scaricare la tensione.
Nel momento smetti di fumare o ti metti a dieta, elimini il comportamento, ma il bisogno di scaricare la tensione resta.
Perciò bisogna trovare dei modi alternativi e più “ecologici” per soddisfare il bisogno di scaricare la tensione.
Quando, dove e in relazione a chi non raggiungerlo funziona per te?
Potrebbe succedere che il raggiungimento dell’obiettivo non sia funzionale rispetto a una qualche situazione o rispetto a qualcuno.
Per esempio, l’idea di fare un anno sabbatico potrebbe essere funzionale per un giovane tra la fine del liceo e l’inizio dell’università, ma potrebbe non esserlo per un uomo sposato con figli.
Come fai a sapere che vale la pensa raggiungerlo?
Cosa comporta per te il raggiungimento dell’obiettivo? Ti avvicina o ti allontana dal raggiungimento dei tuoi valori fondamentali? O magari è ininfluente rispetto alla loro realizzazione?
Questa domanda ci porta a fare una riflessione sulla distinzione tra “obiettivo” e “scopo”.
L’obiettivo risponde alla domanda «Che cosa vuoi?»
Lo scopo risponde alla domanda «Perché lo vuoi?»
Per esempio, un obiettivo potrebbe essere “guadagnare ‘X’ euro al mese”.
Rispetto a questo obiettivo, lo scopo potrebbe essere “garantire ai miei figli la possibilità di studiare all’estero o di aprire un’attività in proprio”.
Come puoi ben immaginare, la motivazione fondamentale risiede sempre nello scopo.
Lo scopo delle 4 prossime domande è invece quello di far riflettere sulle conseguenze del raggiungimento o del non raggiungimento dell’obiettivo da diversi punti di vista.
Attenzione, però, perché queste quattro domande focalizzano l’attenzione principalmente, ma non esclusivamente, su alcune tipologie di conseguenze.
Per esempio, la domanda «Cosa accadrà se lo raggiungerai?» fa pensare in primo luogo ai vantaggi del raggiungimento dell’obiettivo.
Tuttavia, questo non significa che non possa far anche venire in mente che il raggiungimento dell’obiettivo possa, per esempio, crearmi dei problemi con qualcuno.
Sono consapevole che si tratti di domande un po’ particolari, perché sembrano quasi tutte uguali, ma non lo sono, in quanto spostano leggermente la visione e la prospettiva.
Andiamo ad analizzarle una per una.
Cosa accadrà se lo raggiungerai
Raggiungi l’obiettivo. Che cosa accade?
Tendenzialmente questa domanda dirige l’attenzione su ciò che ottieni, sui benefici e sui vantaggi immediati.
Cosa accadrà se non lo raggiungerai
Non raggiungi l’obiettivo. Cosa succede?
Questa domanda dirige l’attenzione invece sulle immediate conseguenze negative del non raggiungimento dell’obiettivo, sui problemi che potresti avere nel caso tu non lo raggiungessi.
Cosa non accadrà se lo raggiungerai
Raggiungi l’obiettivo. Cosa non succede?
È come chiedere «quali specifiche conseguenze negative eviti attraverso il raggiungimento dell’obiettivo?»
Paradossalmente, è una domanda simile alla precedente “Cosa accadrà se non lo raggiungerai”.
Dico “paradossalmente”, perché:
- la prima domanda prende in considerazione il non raggiungimento dell’obiettivo;
- la seconda invece il raggiungimento dell’obiettivo.
Entrambe però ti portano a riflettere sulle conseguenze negative:
- quelle che si verificano al non raggiungimento dell’obiettivo: «Non raggiungi l’obiettivo. Cosa succede? Quali sono le conseguenze negative che si verificano?»
- quelle che eviti al raggiungimento dell’obiettivo: «Raggiungi l’obiettivo. Cosa non succede? Quali sono le conseguenze negative che eviti?»
Perciò, potremmo dire che
- la prima è più generica e ti porta a riflettere sulle conseguenze immediate del non raggiungimento dell’obiettivo;
- la seconda ti porta a riflettere in modo più specifico e più sul lungo periodo.
Cosa non accadrà se non lo raggiungerai
Questa è la domanda più “difficile” perché contiene una doppia negazione e di conseguenza confonde un po’.
Non raggiungi l’obiettivo. Che cosa non accade?
Sempre paradossalmente, quest’ultima domanda è più simile alla prima:
- la prima domanda prende in considerazione il raggiungimento dell’obiettivo;
- la seconda domanda prende in considerazione il non raggiungimento dell’obiettivo.
Entrambe le domande però ti portano a riflettere sulle conseguenze positive dell’obiettivo:
- quelle che ottieni al raggiungimento dell’obiettivo: «Raggiungi il tuo obiettivo, cosa succede? Quali sono i benefici?»
- quelle che non ottieni se non raggiungi l’obiettivo: «Non raggiungi il tuo obiettivo, quali specifiche conseguenze positive non si verificheranno?»
Perciò:
- la prima la prima dirige l’attenzione sulle immediate conseguenze positive del raggiungimento dell’obiettivo;
- la seconda dirige l’attenzione sulle specifiche conseguenze positive che non ottieni se non raggiungi l’obiettivo. Pensando in modo più specifico pensi anche più “sul lungo periodo”.
Un esempio pratico
Immagina un aspirante imprenditore che investe i suoi risparmi nell’avviamento di un azienda e che non ha altre fonti di reddito. Il suo obiettivo generale sarà quindi quello di avviare con successo l’azienda e verrà poi declinato attraverso criteri specifici.
1. «Cosa accadrà se lo raggiungerai?»
«Sarò sereno dal punto di vista economico»
2. «Cosa accadrà se non lo raggiungerai?»
«Mi troverò con il sedere per terra!»
3. «Cosa non accadrà se lo raggiungerai?»
«Non avrò risorse economiche e dovrò adeguarmi a fare un lavoro qualsiasi per tirare avanti. Mia moglie non dovrà lavorare e potrà restare a casa con i nostri figli»
4. «Cosa non accadrà se non lo raggiungerai?»
«I miei figli non potranno godere di un sacco di benefici: scuole private, studi all’estero e supporto economico per avviare un’attività qualora lo desiderassero. Non potrò mai comprare la casa in montagna, come ho sempre desiderato»
Ecologico
Infine, l’ultima caratteristica: per poter dire che sia “ben formato”, l’obiettivo deve essere “ecologico”.
“Ecologico” significa “che opera in difesa dell’ambiente, che rispetta l’ambiente”
In questo caso, l’ecologia è riferita:
- all’ambiente umano che circonda colui che si pone l’obiettivo: familiari, amici, colleghi, etc.
- alle diverse aree della vita che potrebbero subire delle ripercussioni dalla realizzazione dell’obiettivo: vita privata, lavoro, equilibrio vita-lavoro, etc.
Quindi, l’obiettivo è ecologico quando, sia l’obiettivo che le sue conseguenze, sono positive o almeno non arrecano danno, non solo a chi si è posto l’obiettivo ma anche:
- a tutte le persone che in qualche modo sono influenzate dalla realizzazione dell’obiettivo stesso;
- alle tutte quelle aree della vita che magari non sono direttamente coinvolte nella realizzazione dell’obiettivo, ma che potrebbero venirne influenzate.
Le Domande
- Che effetto avrà sulla tua vita? Famiglia, amici, affari o lavoro?
- Cosa cambierà avendo ottenuto il risultato?
La strada verso la realizzazione dei valori
Un’ultima considerazione sugli obiettivi. Considerazione che non c’entra direttamente con il modello dell’Obiettivo Ben Formato, ma che è importante fare.
Una considerazione che serve a chiarire il ruolo degli obiettivi nella nostra vita e, di conseguenza, quanto sia essenziale definirli con attenzione.
In un articolo precedente abbiamo parlato di “Valori” che, in PNL rispondono alla domanda «Che cosa è importante per te? Che cosa ci deve essere nella tua vita affinché tu possa dire di avere la vita che desideri?».
Nel suddetto articolo abbiamo visto come i valori siano:
- la stella polare, perché rappresentano la direzione desiderata
- il navigatore, perché descrivono il percorso per poterci arrivare attraverso la definizione dei “criteri” o delle “regole” che qualificano i valori.
Potremmo dire che gli obiettivi che ci poniamo sono i nostri valori resi tangibili, sono i passi concreti da fare per poter realizzare i valori, sono il sentiero che disegnamo per poter raggiungere la destinazione.