Indice
I presupposti per una buona relazione secondo i miei gatti
I presupposti per una buona relazione: presta attenzione
Attenzione negativa
Mancanza di attenzione
Attenzione positiva
Il primo passo
In un articolo precedente, abbiamo parlato di quanto sia importante creare e nutrire delle buone relazioni con gli altri e nell’articolo “L’effetto Roseto” abbiamo anche visto quanto sia importante per la nostra vita, i nostri risultati, il nostro benessere e la nostra salute.
Ma quali sono i presupposti indispensabili per poter creare una buona relazione?
I presupposti per una buona relazione secondo i miei gatti
Cholita
Forrest
Pablo
A questo proposito, i miei tre gatti, Cholita, Forrest e Pablo, mi hanno insegnato un’importante lezione.
La lezione dei miei gatti
Se non presti loro attenzione, loro non ti prestano attenzione, se non ti connetti a loro, loro non si connettono a te, se non dai non ricevi.
Lo sappiamo tutti, ma siamo distratti. Siamo distratti dagli impegni, dalle mille cose da fare, dalla fretta di voler raggiungere i nostri risultati.
Osserva, per esempio, cosa succede sui social network: tutti scrivono e pochi partecipano a ciò che scrivono gli altri, tutti vogliono essere “visti”, ma non “vedono”, tutti parlano ma pochi ascoltano.
In questo modo non si crea certo relazione, i miei tre gatti dicono che non è un buon modo di fare le cose!
I presupposti per una buona relazione: presta attenzione
Quindi la prima “regola” è: presta attenzione, presta attenzione alle persone con interesse sincero e fallo nel modo corretto, trasmettendo i giusti segnali.
Ogni volta che incontri qualcuno, puoi fare una delle seguenti tre cose:
- prestare attenzione alla persona, dandole dei segnali negativi (attenzione negativa)
- non prestare nessuna attenzione alla persona (mancanza di attenzione)
- prestare attenzione alla persona, dandole dei segnali positivi (attenzione positiva)
Attenzione negativa
Esistono persone che, soprattutto quando sono sotto stress, fanno cose che “fanno sentire male” gli altri: attaccano, rimproverano, giudicano, biasimano, disapprovano.
La loro strategia, spesso inconscia, è quella di scaricare la propria responsabilità e far sentire l’altro “in colpa” per poterlo controllare meglio.
Non serve neppure dire che “non funziona”: tutti noi amiamo stare con persone che “ci fanno sentire bene”. Tutti noi amiamo sentirci a nostro agio, ascoltati, rispettati.
Tanto tempo fa, un mio vecchio maestro mi ha dato una lezione che non ho mai dimenticato.
L’insegnamento del mio maestro
«Ricorda, sentimenti feriti, comunicazione interrotta».
Mancanza di attenzione
Non so se ti sia mai capitato, ma immagina le situazioni seguenti:
- stai conversando con un gruppo di persone, e mentre stai per intervenire nel discorso dicendo qualcosa, la persona alla quale ti stai rivolgendo si gira dall’altra parte, o verso qualcun altro, e ti parlano sopra;
- oppure qualcuno ti fa una domanda e non ascolta la risposta;
- o magari entri in un’ambiente e nessuno ti guarda o ti saluta, quasi fossi invisibile!
Situazioni di questo tipo, purtroppo, sono più frequenti di quanto si possa immaginare, e anche in questo caso i miei gatti dicono «no buono».
Certe persone sembra che nemmeno ti vedano, si comportano come se tu non ci fossi.
Esistono delle situazioni tipiche:
- l’automobilista che paga il pedaggio al casello come se lo pagasse al Telepass e non a una persona;
- colui che chiama il cameriere con un cenno della mano e ordina senza guardarlo, senza dire ne grazie ne prego;
- il capo che entra in ufficio e non si degna di salutare i “sottoposti”.
Anni fa, quando il Telepass non esisteva ancora, mi sono fermata al casello per pagare il pedaggio.
Ho guardato negli occhi il casellante, ho sorriso e gli ho semplicemente detto «Buongiorno».
Il giovane uomo è letteralmente trasalito, ha sorriso e mi ha detto: «Oggi sono passate da qui migliaia di persone e lei è stata la prima a rivolgermi la parola».
A volte basta così poco per diffondere la gentilezza e far stare bene le persone
Attenzione positiva
Tutti noi abbiamo il bisogno profondo di essere “visti”, di essere “riconosciuti”, perché, se tu non mi vedi neppure, allora significa che non esisto.
E affinché una persona si senta vista e riconosciuta, dobbiamo prestarle attenzione trasmettendo messaggi positivi.
Trasmettere messaggi positivi non significa necessariamente dire cose “carine” (anche se non fa mai male), ma semplicemente trasferire all’altro quel messaggio: «ti vedo».
Gli americani dicono «I see you» (ti vedo) proprio per dire «esisti, sei importante, conti, vali».
Quindi, il primo passo consiste proprio nel trasferire questo messaggio, anche a livello non verbale, e per farlo a volte basta davvero poco: contatto visivo, un sorriso, una parola.
Prendiamo come esempio il capo di cui sopra, quello che entra in ufficio, magari è di fretta, e non saluta nessuno. Pensaci, per quanta fretta tu possa avere basta un secondo: ti fermi, guardi le persone con intenzione e non in modo distratto, sorridi e dici «Buongiorno a tutti».
Ricorda che:
Le persone dimenticano quello che fai, magari anche quello che dici, ma ricordano sempre come le fai sentire
Il primo passo
Tutto parte sempre dalla consapevolezza, quindi, il primo passo da fare è quello di prestare attenzione a come presti attenzione alle persone.
E per cominciare a prestare attenzione a come presti attenzione, ti propongo qualche domanda, a titolo solo esemplificativo:
- Come ti comporti quando entri in un ambiente dove ci sono altre persone?
- Quando qualcuno ti parla, lo ascolti davvero o entri nella tua testa e pensi ai fatti tuoi?
- Quanto tempo ci metti a rispondere alle comunicazioni delle persone, che siano telefonate perse, messaggi o email?
- Quanto partecipi alle vicende altrui? Quando un tuo amico ha un problema, lo chiami per sapere come stanno andando le cose o te ne dimentichi?
- Quanto spesso chiami i tuoi amici e conoscenti anche solo per fare un saluto e sapere come va?
- Quanto rendi gli altri partecipi della tua vita, delle tue vicende, dei tuoi stati d’animo ed emozioni?
- Quanti momenti di condivisione vivi con gli altri nella tua vita privata e sul lavoro?
- Quanto spesso dai sinceri riconoscimenti agli altri, magari per un lavoro svolto bene o per un risultato ottenuto?
L’idea generale
L’idea generale è nota e bistrattata: comportati con gli altri come vorresti che gli altri si comportassero con te.