Indice
Una storia di immigrazione e la costruzione di una comunità
Succedono cose strane!
Alla ricerca delle cause
La scoperta delle cause
Cosa significa “L’effetto Roseto: il potere dalla comunità”?
Non so se hai mai sentito parlare dell’effetto Roseto e del potere della comunità sul nostro benessere e sulla nostra salute.
Perciò oggi voglio raccontarti la storia di Roseto, una storia vera che ha tanto da insegnare.
È la storia di una città, o per essere più precisi, la storia di due cittadine con lo stesso nome e strettamente collegate tra di loro: una in Italia e una negli Stati Uniti.
La prima, in Italia, un tempo si chiamava Roseto e oggi si chiama Roseto Valfortore. Un un piccolo paese che si trova in Puglia, in provincia di Foggia.
La seconda, è una cittadina che si trova nella contea di Northampton, in Pennsylvania, a circa un’ora e mezza di macchina da New York.
La Roseto italiana sorge sui monti della Daunia, nell’Appennino campano. Si trova quindi in un territorio montano, con un clima che in inverno è umido e freddo, e dove non mancano le nevicate.
Puoi quindi facilmente immaginare che nell’800 fosse un paese estremamente povero e che la vita fosse particolarmente dura.
Fu così che nel gennaio del 1882 un gruppo di rosetani decisero di tentare l’avventura negli Stati Uniti d’America, dove sbarcarono a New York e approdarono poi in Pennsylvania.
L’anno dopo furono seguiti da altri compaesani e l’anno successivo da altri ancora.
Una storia di immigrazione e la costruzione di una comunità
Ti voglio raccontare parte del resto della storia attraverso le parole di Malcom Gladwel, nel suo libro “Furiclasse”:
Inizia l’esodo
«Soltanto nel 1894, fecero richiesta del passaporto per l’America ben milleduecento rosetani, che lasciarono deserte intere strade del loro vecchio paese.
I rosetani cominciarono a comprare terreni sul versante sassoso della montagna, a cui si accedeva da Bangor per una ripida carreggiata dai solchi profondi.
Costruirono case di pietra a due piani con i tetti di ardesia, addossate le une alle altre sulle stradine che salivano e scendevano dalla montagna.
L’identità
Edificarono una chiesa e la intitolarono alla Madonna del Carmine, e chiamarono la via principale, su cui sorgeva la chiesa, Garibaldi Avenue, in onore dell’eroe dell’unità d’Italia.
Dapprima diedero alla loro città il nome New Italy, ma ben presto lo cambiarono in Roseto, una scelta più che appropriata, visto che la maggioranza degli abitanti proveniva dall’omonimo paese.
La crescita
Nel 1896 padre Pasquale de Nisco, un prete giovane e dinamico, diventò parroco della Madonna del Carmine.
Fondò diverse comunità spirituali e celebrò le festività religiose.
Incoraggiò gli abitanti a ripulire i terreni e a piantare cipolle, fagioli, patate, meloni e alberi da frutto negli appezzamenti dietro le case. Distribuì semi e bulbi.
La cittadina prese vita.
I rosetani cominciarono ad allevare maiali e a coltivare la vite per farsi il vino.
Furono costruiti edifici scolastici, un parco, un convento e un cimitero.
Su Garibaldi Avenue aprirono negozietti, panetterie, ristoranti e bar.
Sorsero più di dodici laboratori che producevano camicette per il mercato dell’abbigliamento.
Una città solo Italiana
La vicina Bangor era abitata in massima parte da inglesi e gallesi, e la cittadina appena un po’ più in là aveva una maggioranza tedesca, il che vuol dire, considerati i rapporti conflittuali che in quegli anni intercorrevano tra inglesi, tedeschi e italiani, che Roseto era rigorosamente riservata ai rosetani.
Se nei primi decenni del Novecento foste andati a passeggio per le strade di Roseto, Pennsylvania, avreste sentito parlare soltanto italiano, e non un italiano qualsiasi, ma lo stesso dialetto parlato nell’area meridionale della provincia di Foggia dagli abitanti della Roseto italiana.
Roseto, Pennsylvania, costituiva un piccolo mondo a sé – completamente sconosciuto alla società circostante, e tale sarebbe rimasto se non fosse stato per Stewart Wolf».
Succedono cose strane!
Wolf era un medico che per una serie di circostanze venne a conoscenza di un fatto insolito: nessun abitante di Roseto, con meno di sessantacinque anni, presentava disturbi cardiaci.
Un fatto decisamente insolito in un momento storico in cui gli Stati Uniti stavano subendo una sorta di epidemia di infarti.
Wolf decise di indagare con l’aiuto di colleghi e studenti dell’Università dell’Oklaoma, dove insegnava.
Per anni analizzarono i certificati di morte e le cartelle cliniche, analizzarono le anamnesi e ricostruirono le genealogie familiari, sottoposero a esami tutti gli abitanti di Roseto.
I risultati furono sbalorditivi:
- nessun abitante di Roseto al di sotto dei cinquantacinque anni era morto di infarto o soffriva di disturbi cardiaci.
- il tasso di mortalità per cardiopatie negli uomini al di sopra dei sessantacinque anni era grosso modo la metà di quello riscontrato in tutti gli Stati Uniti.
- a Roseto il tasso di mortalità per cause d’ogni genere era inferiore del 30, 35 % a quello del resto del Paese.
Alla ricerca delle cause
I dati raccolti furono così sbalorditivi da motivare Wolf ad andare a caccia delle cause.
Insieme a colleghi e collaboratori, studiosi non solo di medicina ma anche di sociologia, intervistarono i rosetani, parlando con ogni persona dai vent’anni in su.
I risultati di queste interviste rivelarono, di nuovo, l’inaspettato:
«Nessuno si era suicidato, non c’era traccia di alcolismo né di tossicodipendenza, e i reati erano pochissimi. Nessuno viveva con l’assegno sociale. A quel punto controllammo l’incidenza dell’ulcera peptica. Non avevano nemmeno quella. Morivano di vecchiaia, tutto qui.»
I ricercatori cercarono le cause nelle abitudini alimentari dei rosetani, nelle loro abitudini relative all’esercizio fisico, nella loro genetica, nell’area geografica in cui vivevano, ma niente da fare!
L’unica spiegazione che potesse avere un senso e fosse sostenibile, risiedeva nello stile di vita della cittadina.
Una città nella quale esisteva una compagine sociale così forte da far sentire le persone al sicuro.
La scoperta delle cause
Riporto nuovamente qualche riga del libro Fuoriclasse:
I ricercatori cominciano a capire
«Doveva trovarsi nella natura stessa della cittadina.
Passeggiando per le sue strade, Bruhn e Wolf cominciarono a capire.
La condivisione
Videro i rosetani farsi visita l’un l’altro, fermarsi a chiacchierare per la strada in Italiano o cucinare nel cortile per i compaesani.
La famiglia
Vennero a sapere che alla base della struttura sociale del paese vi era una compagine di famiglie numerose.
Videro che in molte case vivevano tre generazioni sotto lo stesso tetto e si accorsero del rispetto di cui godevano i nonni.
L’effetto unificante della religione e delle organizzazioni civiche
Andarono a sentir messa nella chiesa della Madonna del Carmine e constatarono l’effetto unificante e rasserenante del luogo.
Si resero conto che la cittadina, che contava meno di duemila abitanti, annoverava ben ventidue organizzazioni civiche distinte.
Il carattere egualitario della comunità
Si accorsero del carattere egualitario della comunità, che scoraggiava dal pavoneggiarsi chi aveva avuto successo e aiutava coloro che non lo avevano ottenuto a nascondere, almeno in parte, i propri fallimenti.
Una comunità sociale forte e protettiva
Nel trapiantare la cultura paesana dell’Italia meridionale sulle alture della Pennsylvania orientale, i rosetani avevano creato una struttura sociale forte e protettiva, capace di isolarli dalle pressioni del mondo moderno.
I rosetani godevano di buona salute grazie al mondo che si erano creati nella loro minuscola cittadina sulle montagne»
Non hanno paura della vecchiaia, perché vivranno con le loro famiglie.
Sanno che non moriranno mai di fame perché il vicino di casa ha un giardino e una mucca».
Questa bellissima storia non fa altro che confermare le considerazioni e i dati riportati nell’articolo precedente: “L’importanza delle relazioni“.
Non sto dicendo che le relazioni umane siano la panacea dei tutti i mali.
Tuttavia, i dati della scienza e l’evidenza dell’esperienza dimostrano che hanno un impatto profondo sia sul nostro benessere personale che sulla nonstra salute.
La società attuale, da una parte facilita, ma dall’altra parte ostacola le connessioni sociali (vedi sempre l’articolo precedente).
Infatti, se è vero che da un lato siamo tutti connessi, è anche vero che le famiglie sono sempre più parcellizzate e tutti noi siamo sempre più impegnati e distratti.
Nonostante ciò, ognuno di noi può sempre scegliere di dedicare impegno, tempo e attenzione a creare e consolidare il proprio gruppo di pari e le proprie comunità personali.